“L’insufficienza del numero dei mezzi interni allo stabilimento siderurgico determina una serie di conseguenze negative: disagio per i lavoratori che a fine turno, se non si spostano in tempo dentro la fabbrica, arrivano tardi alla fermata dei mezzi pubblici e, nel caso del secondo turno, rischiano addirittura di rimanere per strada fino all’indomani. Così, sono costretti a muoversi a piedi ottimizzando i tempi: spesso sacrificano il momento dedicato alla doccia prima di uscire dall’acciaieria, portando addosso, quindi all’esterno, residui di polveri inquinanti. Dunque, al disagio si aggiunge una questione di salute. Così in un nota Enzo Mercurio, coordinatore di fabbrica Usb.
“E ancora va messa in conto l’emergenza – aggiunge -. Cosa accade se, in una situazione di pericolo, è indispensabile spostarsi con mezzi che di fatto non ci sono? Chiediamo all’azienda: come devono comportarsi i lavoratori? Più volte la nostra organizzazione sindacale ha segnalato questo problema, come quello dell’impossibilità di cambiare gli indumenti e curare l’igiene prima di uscire dal perimetro aziendale. Quest’ultimo è stato denunciato allo Spesal, ma senza riscontro alcuno”.
“Anche questo atteggiamento è sintomatico di una totale indifferenza della gestione nei confronti dei diritti dei lavoratori, con particolare riferimento al rispetto della salute e della sicurezza. Torna l’esigenza di chiedere al Governo di intervenire presto, soprattutto nella definizione dei ruoli all’interno della società che gestisce l’acciaieria, con l’aumento immediato della quota di partecipazione statale e l’estromissione di un privato inaffidabile sotto ogni punto di vista”, conclude Mercurio.
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