E’ la variabile tempo a preoccupare la CGIL e la FIOM, che anche questa volta, come accadde nel 2017, è l’unica forza sindacale ad aver presentato osservazioni contro l’istanza di rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale presentata da Acciaierie d’Italia all’inizio dell’anno.
Il tempo, ma anche le risorse, considerato che insieme alla richiesta di rendere vincolanti alcune prescrizioni indispensabili per la tutela della salute e dell’ambiente del territorio e dei lavoratori (gestione delle acque meteoriche e stoccaggio di ingenti quantitativi di amianto – ndr), la CGIL e la FIOM esprimono alcune perplessità rispetto al cambio di destinazione dei fondi destinati all’obiettivo alla cosiddetta transizione verso la carbon neutrality dell’acciaio.
Il segretario generale della CGIL di Taranto, Giovanni D’Arcangelo e il segretario generale della Fiom CGIL ionica, usano il condizionale ma le notizie sul probabile spostamento, dal piano PNRR a quello dei Fondi di Coesione, delle risorse destinate a DRI Italia Spa per la realizzazione dell’impianto di produzione del “preridotto” (Direct Reduced Iron), desterebbe più di una preoccupazione.
Oggi registriamo ritardi silenzi proprio sull’aspetto che riguarda il futuro dello stabilimento nell’ottica della sostenibilità ambientale e sanitaria – dicono Giovanni D’Arcangelo e Francesco Brigati – opacità che non riteniamo coerenti con la richiesta di differimento dei termini, anche alla luce dell’assenza di un piano industriale che indichi i tempi e gli obiettivi propedeutici alla transizione ecologica.
La CGIL e la FIOM CGIL di Taranto dunque tengono fermo il timone e tornano a puntare tutto sulla Valutazione Integrata di impatto ambientale e sanitario (VIIAS), necessaria quest’ultima a garantire un futuro ambientale, industriale ed occupazionale per il territorio ionico.
Alla luce di queste osservazioni parteciperemo alla Conferenza di Servizi prevista per il rilascio della nuova AIA – dicono – e continueremo a chiedere anche certezze rispetto ai tempi per l’utilizzo dei fondi per la realizzazione dei forni elettrici, considerato che l’iter di spesa per i fondi di coesione allunga di fatto la dead line e consegna ancora una volta alla città il peso di una dilazione delle decisioni che ad oggi continuano a pagare anche i lavoratori di quella fabbrica.
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