FRANCAVILLA FONTANA – Secondo gli investigatori che indagarono sull’omicidio di Francesco Ligorio, alias Cioppino, il 18enne ucciso a colpi di kalashnikov sulla Statale 7 nel novembre del 2010, era lui, quella tragica mattina, il vero obiettivo dei killer. Sfuggito in precedenza ad altri due agguati dai contorni mai chiariti e ben noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta “Amici per la Pelle” il 51enne francavillese Nicola Canovari. Precedenti per droga, armi, furto e ricettazione, ma anche specifici per la gestione non autorizzata dei rifiuti. È lui uno dei principali indagati dell’operazione che, nella mattinata di martedì, ha portato agli arresti di altre 4 persone, in regime di domiciliari.
Amici per la Pelle: in cinque ai domiciliari
Ai domiciliari, Canovari c’era già, per un cumulo di pene racimolate in anni vissuti tra i confini di ciò che è lecito e cosa, invece, proprio no. Non lo era, questa l’accusa, quella presunta rete strutturata secondo un organigramma ben preciso, dove ogni singolo avrebbe avuto un ruolo specifico, utile nella gestione del traffico di rifiuti e nel loro smaltimento, certo economico, ma anche altamente inquinante e pericoloso.
Canovari, insieme al savese Rocco Bevilacqua, sarebbe stato il “braccio”: ovvero chi, materialmente, si occupava del tombamento e dell’incendio dei rifiuti secondo le direttive ricevute da chi, come i palagianesi Roberto Marra e Mario Schiavone, individuava i siti adatti allo scopo fornendo anche direttive sul trasporto. Al vertice della piramide, ci sarebbe stato, invece, il presunto capo, un uomo pure lui di Palagiano e deceduto lo scorso luglio ad indagini già concluse, nel ruolo di procacciatore di affari. Sarebbe stato l’allora 63enne, poi sostituito nel ruolo primario da un altro indagato, a contattare le aziende, ad offrire il servizio, a rimpolpare le casse virtuali dell’associazione e, quindi, le tasche dei presunti sodali. Oltre che le sue. Ai domiciliari, ci finisce anche un altro palagianese, Massimo Giannulli, per cui il Gip rileva non solo il grave quadro indiziario, ma anche la mole di precedenti vantati.
Amici per la Pelle: il fuoco (non) brucia tutto
Eppure, nel limbo sfumato delle responsabilità, sempre e comunque da dimostrare nelle opportune sedi giudiziarie, ci finiscono anche le stesse aziende che, invece di affidare le loro necessità in tema di smaltimento a ditte specializzate, avrebbero ceduto alle promesse di risparmio, garantito e assicurato dal presunto sodalizio. I rifiuti, principalmente scarti dalla lavorazione delle pelli per la produzione di divani, venivano sì smaltiti, ma nei modi più sbagliati possibile.
Incendiati alle volte, interrati altre ancora. Persino in aree, tre le province di Taranto e Brindisi, sottoposte a vincoli paesaggistici. Decine gli episodi riportati nell’ordinanza, per altro cristallizzati, questa la tesi, nelle intercettazioni, gli appostamenti e le registrazioni di filmati eseguite dai carabinieri e poi finite sulle scrivanie delle Procure.
Tanto, la terra copre tutto. Tanto, il fuoco brucia tutto. E invece, no. Cinque arresti, altri venti indagati e, pure, sotto la cenere e la terra bruciata, i segni eventualmente lasciati da Canovari, Marra, Schiavone, Bevilacqua e dai loro amici. Appunto, amici per la pelle.
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