BRINDISI – Sfogo amaro per Marino, presidente della Happy Casa Brindisi. La trasferta di Scafati, oltre la sconfitta, si é resa protagonista anche di alcuni spiacevoli episodi. “Vengo chiamato all’Università del Salento – ha scritto sui social – per fare lezione sull’importanza ed il valore dello Sport nella nostra società. Ho portato questi valori all’interno delle scuole, dove sono stato chiamato affinché dello sport in genere, ma del basket ancor più in quanto sport di squadra, venga esaltato il ruolo educativo ed aggregativo contro una società competitiva e isolazionista.
Questi valori li ho insegnati ai miei figli ed oggi non posso tacere, al di là di ogni risultato sportivo, dopo aver assistito al peggio che lo sport possa rappresentare. Stare zitto significherebbe tradire quello in cui credo e soprattutto tradire il ruolo educativo che invochiamo ed attribuiamo allo sport.
Come spiego il mio silenzio a quei ragazzini adolescenti che partiti da Taranto sono venuti a supportare la nostra squadra e che dopo aver subito insulti verbali tutto il tempo della partita, hanno temuto per la loro incolumità e avuto davvero paura? È questo il messaggio che vogliamo passi? Che il più violento fa paura e dobbiamo stare zitti? Vogliamo insegnare che alle trasferte non si va perché ci può essere un’invasione di campo a mettere a rischio l’incolumità?
Ho mal di schiena per un pugno sferrato alla cieca ricevuto mentre sotto il tunnel cercavo di placare gli animi. Siamo stati difesi dai giocatori di Scafati che hanno in parte impedito l’accesso ai ‘supporters’.. vogliamo chiamarli così?
Lo Sport è questo?
Per tutti quei ragazzi che hanno assistito alla violenza di ieri ho il dovere di non tacere. Questo fatto ripeto supera il risultato sportivo, che forse ci ha preservato da qualcosa di peggio. Se poi vogliamo parlare del risultato, allora mi sento di aggiungere che non è accettabile che un dirigente sportivo durante la pausa a fine primo tempo vada ad apostrofare con frasi ingiuriose ed un atteggiamento ‘ focoso‘ (?!) il primo arbitro (quello della chiamata finale) e che il tutto non sia stato riportato a referto dalla terna a fine partita. Questo l’ho vissuto davanti ai miei occhi e impunemente è stato ignorato.
Non mi metto a dire che magari può aver influenzato la svista o corretta chiamata arbitrale finale… per carità… stendiamo un velo pietoso…
E per finire oltre al danno anche la beffa: ne usciamo più penalizzati noi a livello economico rispetto alla sanzione attribuita alla squadra di casa.
Ringrazio il collega presidente Nello Longobardi per aver permesso alla mia famiglia di uscire da una porta secondaria affinché potessimo tornare a casa senza altri patemi d’animo”.
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