Accordo “separato” per il rinnovo della cassa integrazione straordinaria in Acciaierie d’Italia. A quanto si è appreso, dopo l’ultima riunione in videoconferenza di oggi, hanno firmato Fim, Fiom, Ugl Metalmeccanici e Fismic, mentre non hanno condiviso la scelta Uilm e Usb.
La procedura è partita per tremila lavoratori in tutti i siti del gruppo, di cui 2.500 a Taranto. “Fino alla fine – sottolineano Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm e Davide Sperti, segretario Uilm Taranto – abbiamo provato a trattare per richiedere che non si determinassero 3.000 esuberi strutturali chiedendo tutte le condizioni di garanzia, a partire dalla salvaguardia dei 1.600 lavoratori in Ilva AS e dell’indotto senza escludere una giusta integrazione salariale all’ammortizzatore sociale. L’azienda non ha voluto riconoscere, nell’accordo di cigs, la validità dell’accordo del 6 settembre 2018 che rappresenta l’unico atto di salvaguardia ambientale, occupazionale ed industriale dell’ex Ilva”.
In particolare, aggiungono, Gambardella e Sperti, “Acciaierie d’Italia ha dichiarato che l’accordo di marzo 2020, tra ArcelorMittal e Commissari di Ilva, ha cancellato la salvaguardia occupazionale e il rientro a lavoro dei 1.600 lavoratori in AS. Dopo queste parole inaccettabili le altre organizzazioni sindacali non hanno reagito in nessuna maniera contro l’azienda. Una scelta che la Uilm non accetterà mai perché l’accordo del 2018 non può essere cancellato con una dichiarazione al tavolo”. “Barattare 13 ratei di tredicesima, più o meno – ha commentato Francesco Rizzo dell’Esecutivo confederale Usb – 1.000 euro netti per 3000 unità, certificando un accordo che cancella in un secondo il futuro di 1.600 lavoratori, è un delitto contro la classe operaia”.
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