Quasi un’ora di conferenza stampa per spiegare le ragioni del suo addio al Foggia. Fabio Gallo comincia così: “Per educazione, ciò che mi hanno insegnato i miei genitori, non voglio mancare di rispetto a chi non è presente, quindi sarà una conferenza molto corretta”.
NON È UNA QUESTIONE DI CONTRATTO – “Non mi sono dimesso per una questione legata al contratto. La famosa carta privata di cui si parla è di circa 65mila euro ed è datata 5 ottobre. Prima della gara con il Latina sono venuto a conoscenza che non era stata depositata, non per mia negligenza. Lunedì mattina il mio agente ha inviato un messaggio al signor Canonico perché ci saremmo dovuti sedere intorno a un tavolo, gli è stato risposto che del rinnovo ne avremmo parlato a fine stagione”.
INGERENZE SULLA FORMAZIONE – “Domenica scorsa ho ricevuto un messaggio da Canonico per la formazione mandata in campo, mi detto: “Speriamo non accada quello che è successo a Francavilla”. Gli ho risposto che da allenatore sono io ad assumermi tutte le responsabilità. Venerdì, dopo il rientro da Alessandria, mi sono fermato allo stadio fini alle 16.00 per studiare la Juve Stabia. Appena andato via, ho ricevuto una chiamata da Sapio e Milillo che mi convocavano allo stadio per comunicazioni importanti: dopo avermi contestato delle scelte, ho riferito che da allenatore spettano solo a me. Così, mi hanno avvertito che sarei stato chiamato dal presidente. Durante la telefonata, spigolosa nei primi venti minuti, ho ribadito a Canonico lo stesso concetto: io sono l’allenatore, io decido. Prima di Monopoli sono stato contattato dal figlio del presidente, che non poteva parlare per dei problemi: mi suggerì di schierare un portiere under per fare minutaggio. Ho sempre deciso io la formazione, senza accettare ingerenze, pur avendo sempre comunicato la formazione al presidente”.
VOLEVANO ESONERARMI – “Prima della gara di Pescara, al mio agente è stato riferito che il Foggia era in contattato con un altro allenatore perché potevo essere esonerato in caso di sconfitta. Lo stesso Sapio ha più volte riferito al mio agente che in caso di sconfitta ad Andria sarei stato mandato via: non avvertendo più la fiducia della società, ho deciso di togliere il disturbo. Avendo sangue nelle vene e un cuore che batte, non posso essere messo in discussione ogni giorno, ho preferito dimettermi perché ho una dignità.
IL MERCATO DI GENNAIO – ‘Si è tentato di tirare in ballo Vacca, sul quale non ho nulla da dire, se non che non gioca da mesi. Si è sempre comportato bene in queste settimane, ma non è pronto e solo per questo mi sono opposto. Beretta non era la mia prima scelta, ma ha subìto un infortunio perchè si spingeva per metterlo in campo fuori condizione. Kontek, ottimo giocatore, ma se mi rendo conto che non sta meglio degli altri, non gioca. Vono sarebbe arrivato a minimo di contratto senza vitto e alloggio, ma di proprietà del Foggia: qui sono state fatte delle allusioni vergognose. Nicolao era incedibile, glielo avevo detto personalmente, ma siccome non posso assicurare il posto a nessuno, se la società decide di mandarlo via non è più colpa mia. Nell’ultima settimana di mercato ha chiesto di essere stato ceduto per giocare con più continuità”.
NON HO ALTRI ACCORDI – “Sono arrivato qui a testa bassa con un contratto ridicolo, ma la voglia di allenare il Foggia era così tanta che avrei accettato qualsiasi somma. La situazione era drammatica, ma la classifica di oggi parla chiaro. I punti sono lì grazie alla squadra che ha lavorato con abnegazione. Non ho accordi con altri club, a dicembre ho declinato l’offerta di una squadra estera perchè volevo continuare a lavorare con il Foggia. Ho ricevuto tantissimi messaggi di stima e vicinanza, ma anche contrari alla mia persona. Accetto tutto, ma quello che sto dicendo mi auguro faccia comprendere tante cose”.
VOLEVO DIMETTERMI DOMENICA – “Senza un progetto valido, questa società, seppur blasonata, non va da nessuna parte, può solo vivacchiare. Hanno provato a screditare l’uomo Fabio Gallo, mi auguro che questa dopo queste mie dichiarazioni venga ripristinata la realtà dei fatti. Volevo dimettermi domenica sera, ma sono partito e ho cercato di metabolizzare. Lunedì mattina, quando mi è stato ribadito che in caso di sconfitta ad Andria sarei stato esonerato, ho deciso andare via: a malincuore perché non sono uno scemo, ma la dignità non può essere calpestata. Mi rendo conto che le dimissioni da quarto in classifica possano essere destabilizzanti per l’ambiente, ma sono certo che i tifosi, tanto legati alla propria squadra, continueranno a sostenerla più forte di prima. Ringrazio tutti: i tifosi per il continuo sostegno, i miei giocatori per quello che mi hanno dato dal primo giorno, la società per la possibilità: porterò con me ogni minima gioia vissuta qui”.
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