“Lascia a desiderare la gestione delle aree PCA (Parco Calcare) e Foc (Forni a Calce), affidata all’ingegnere Francioso – scrive in una nota il coordinamento provinciale USB di Taranto riferendosi allo stabilimento ex Ilva -. Accade che vengono terzializzate le attività tipiche di questi reparti, mentre i lavoratori diretti, tra cui il personale di esercizio e conduttori dei mezzi, addetti alla manutenzione e in particolare tecnici specializzati, vengono posti in cassa integrazione”.
”Un meccanismo strano che porta a prediligere aziende esterne, che applicano contratti capestro e lavorano in condizioni che sono al limite, anche per la sicurezza. A loro volta subiscono i ritardi nei pagamenti da parte di Adi, e pagano anche loro in ritardo i già miseri stipendi”, si legge ancora nella nota.
”Su indicazione dell’amministratore delegato, inoltre, i mezzi di lavoro che vengono utilizzati per il caricamento ed il trasporto del calcare non sono stati fatti oggetto di manutenzione, tanto meno sono stati sostituiti. Ciò ha portato alla totale usura e quindi all’impossibilità di essere ancora utilizzati”.
”A noi sembra un progetto mirato a raggiungere un determinato obiettivo: si decapitano i lavoratori sociali e i mezzi vengono portati all’esaurimento delle loro possibilità di utilizzo; il tutto per giustificare l’assegnazione delle attività a nuove ditte dell’appalto, che costano meno e che vengono pagate in ritardo. Una gestione dittatoriale lontana da ogni logica. Quel che abbiamo appena descritto con riferimento a una parte dello stabilimento, in realtà è il modus operandi ormai consolidato in gran parte della fabbrica. Una situazione ai limiti del paradosso, sulla quale chiediamo l’intervento delle istituzioni atte a garantire il rispetto dei lavoratori e della normativa sulla sicurezza”, conclude il coordinamento provinciale Usb Taranto.
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