BARI- Negli ultimi 10 anni, il numero delle aziende agricole pugliesi è diminuito del 29,6%: un dato che fa riflettere, anche se in linea con la media nazionale (-30,1%), e che in qualche modo è connesso a un altro elemento statistico, vale a dire l’aumento della superficie agricola media per azienda passata dai 7,9 ettari del 2010 agli 11,1 ettari attuali. Si tratta dei primi dati resi disponibili dall’Istat sul Settimo censimento generale dell’agricoltura. La Puglia resta la regione italiana con il maggior numero di imprese nel comparto primario: sono 191.430, in Italia complessivamente ammontano a 1.133.023. A soffrire di più, nell’ultimo decennio, sono state le imprese di piccole dimensioni. Sono stati fatti alcuni importanti passi in avanti per ciò che attiene alla creazione di nuovi consorzi, Organizzazioni di Produttori e cooperative, ma bisogna insistere, perché l’aggregazione e il fare sistema sono gli strumenti più importanti per assicurare agli imprenditori agricoli le risorse indispensabili ad accrescere redditività, innovazione, competitività sui mercati, potere contrattuale nei confronti di industria e GDO.
La Puglia. “In generale, sul piano comparativo con le altre regioni, la Puglia ha mostrato una buona tenuta, ma gli imprenditori agricoli per andare avanti spesso hanno dovuto indebitarsi, resistere con le unghie e coi denti, fare sacrifici”, ha dichiarato Gennaro Sicolo, presidente CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, commentando i dati Istat. “C’è bisogno di un recovery fund agricolo”, ha aggiunto Sicolo. “Uno sforzo straordinario dell’Europa per sostenere un comparto fondamentale da tutti i punti di vista, poiché dall’agricoltura dipendono assetti strategici decisivi per contrastare i cambiamenti climatici, intervenire sulla questione idrica, velocizzare la transizione ecologica, completare il processo che dovrà portarci all’indipendenza energetica e all’autosufficienza alimentare. Il 2022, finora, è stato uno degli anni peggiori per l’agricoltura pugliese. Troppe aziende agricole versano in condizioni di grandissima sofferenza: alle difficoltà dei prezzi al ribasso riconosciuti alle produzioni, infatti, si sono aggiunti i rincari folli di energia, gasolio e materie prime che hanno fatto schizzare in alto i costi di produzione. Come se non bastasse, anche gli eventi climatici estremi sono aumentati sia nel numero che nella frequenza e nei danni conseguenti”.
Il consumo di suolo. In Puglia, è diminuita del 1,8% la SAT (Superficie agricola totale), un decremento molto meno rilevante della media nazionale che si attesta a -3,6%, mentre la SAU pugliese – Superficie agricola utilizzata – registra una decrescita di appena lo 0,2%, quando la media nazionale è del -2,5%. In Puglia, però, ciò che preoccupa fortemente è la contrazione che potrebbero subire alcune tipologie di coltivazioni. Il 2022 rischia di essere l’annus horribilis per il calo generalizzato delle rese di grano, pomodoro, uva, olive e prodotti del settore ortofrutticolo.
Donne, giovani e innovazione. In Italia, solo il 13% dei titolari di aziende agricole ha un’età inferiore ai 44 anni. Il 31,5% dei capi d’azienda è donna, ma solo l’11,3% di quelle donne ha un’età inferiore ai 44 anni. Nelle aziende in cui la leadership è giovane, il tasso d’innovazione arriva al 32,2%, con processi innovativi, agricoltura di precisione, nuovi metodi per ottimizzare l’utilizzo della risorsa idrica, digitalizzazione e internazionalizzazione dei mercati di riferimento. Un tasso d’innovazione che si attesta appena al 7,69% nelle imprese agricole condotte da ultrasessantacinquenni.
Covid. Il 17,8% delle aziende agricole italiane è stato colpito negativamente dalle conseguenze dei due anni più acuti dell’emergenza Covid: contrazione della domanda locale, effetti sull’organizzazione aziendale, contrazione della domanda nazionale. fonte: https://7censimentoagricoltura.it/i-risultati/
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