Lecce- Un vero e proprio diario di una serata di ordinaria follia che purtroppo si ripropone spesso nel capoluogo salentino ma che questa volta viene narrata con dovizia di particolari dalla segreteria generale Unarma ASC Puglia, l’associazione sindacale carabinieri e che riportiamo in forma integrale così come ricevuto, perché merita, perché ci fa pensare, perché dovremmo tutti fermarci a riflettere un po’: “ Siamo a Lecce, la perla del Salento, sono le ore 23:30 circa di un martedì sera qualunque e i riservati avventori serali dei tranquilli localetti della nota via Trinchese – per lo più gente di mezza età – consumano la loro serata tra una buona insalata e una sana risata. Poco distante fa da contraltare il suono, forse un pò assordante, proveniente da un affollatissimo bar – per lo più adolescenti – che a pochissimi passi, sul contiguo angolo di via Salandra, alla stessa ora, consumano invece non si sa bene cosa. Sta di fatto che, improvvisamente, proveniente dalla zona di detto bar, una giovanissima folla si sposta in maniera rapida e animata verso via Trinchese, per poi fermarsi su un piazzale posto di fronte ai citati tranquilli localetti. Sono attimi di panico, in quella giovane folla si intravedono braccia muoversi animatamente, uno sconveniente volar di mani, mentre altre si stringono intorno al collo di qualcuno: è rissa! Poi urla, grida e un grande incomprensibile vociare. Gli avventori di quei localetti, solo pochi secondi prima immersi in una ricercata e meritata tranquillità, non fanno neppure in tempo a capire cosa stesse succedendo che già si ritrovano addosso parte di quella folla la quale, nel frattempo, aveva attraversato la strada e raggiunto il marciapiede opposto, sul loro lato. Per un momento si è temuto il peggio, rampanti quarantenni e cinquantenni seduti ai tavolini con le loro signore e/o figli, hanno istintivamente fatto scudo con i loro corpi all’invasione in atto per poi riuscire a capire, solo dopo, nel marasma del momento, che si trattava di un folto gruppo di giovani turisti entrato in contatto con qualcuno rimasto ignoto, per non si sa bene quale motivo, che li – dove evidentemente avevano intravisto gente più matura – cercava riparo, una probabile protezione. E così è stato, la schiera di quegli uomini non solo ha messo in protezione i ragazzi spaventati ma ha fatto al contempo desistere i malintenzionati.
Nel frattempo, già dagli iniziali attimi concitati, qualcuno aveva provveduto ad allertare le forze dell’ordine, sopraggiunte anche con buona celerità, questo c’è da dirlo, ma non sufficiente per cogliere la flagranza dei fatti. Al loro arrivo – due auto dei carabinieri – tutto si era già diradato, tutti già dispersi, ivi compresi i giovani turisti che evidentemente, nonostante i suggerimenti di denuncia, hanno scelto di imboccare la limitrofa via Zanardelli e dileguarsi, forse preferendo buttare indietro nel dimenticatoio questa loro spiacevole esperienza leccese. Nulla di fatto, i colleghi sopraggiunti sul posto, pur volendo, mai avrebbero potuto tenere a bada quella folla impazzita, tantomeno recarsi verso quel bar per identificare, raccogliere improbabili testimonianze o attuare chissà quale formale procedura, non fosse altro che di prevenzione. Tra l’altro, prima del loro arrivo, una pattuglia della locale Polizia Municipale era sopraggiunta sul posto, ma rimasta a debita distanza dal luogo dei fatti, con i lampeggianti accesi, per poi andare via all’arrivo dei carabinieri.
Se invece delle mani al collo fosse partita una coltellata – come accaduto proprio in questi giorni in altre località, ma d’altronde pure a Lecce, anni fa, dove ci scappò il morto – ora staremmo a parlare di altro e badate bene: l’accoltellato di turno potrebbe essere tuo figlio. Non bisogna arrivare a tanto per capire che non sarebbe assolutamente inopportuno se in certi posti, diciamo sensibili, si collocassero delle pattuglie fisse, chiamiamola polizia di prossimità – come accade per esempio all’angolo di via Trinchese con l’imbocco su piazza Mazzini – almeno come deterrente. Sarebbe cosa buona e giusta, perché l’impressione è che si viva ormai in uno stato di anarchia, dove si sta sempre sul “fil di lana”, con la paura che qualcosa di spiacevole possa accadere da un momento all’altro, con certi giovani per i quali non esistono più valori, non esiste moralità, non esiste rispetto e dove tutto è bello solo se si brucia in fretta, ivi compresa la vita, a volte.
Purtroppo ci tocca constatare come l’ordine pubblico e la sicurezza urbana, languono nel nostro Paese. E non è certamente colpa o scarsa volontà delle nostre forze dell’ordine. UNARMA ASC auspica che si possa presto essere messi in condizione di poter davvero operare per il bene e la sicurezza dei cittadini, della gente onesta, di coloro che pagano le tasse (tante tasse) e non possono poi godere in serenità dei servizi e soprattutto si auspica che questo nostro Paese riesca a far comprendere, una volta per tutte, a certi giovani che i nostri nonni, i loro bisnonni, sono morti per la libertà, non certamente per il libertinaggio e l’anarchia.
Bari, 20 luglio 2022
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