BISCEGLIE- In tre rubarono una Ford Fusion ad anziano, con tecnica del cavallo di ritorno, estorsero 1500 euro ai familiari della vittima, ma nella fuga uno fu arrestato. C.G. fece poi i nomi degli altri due e dopo attenta indagine dei carabinieri della Tenenza di Bisceglie e un ricorso vinto, anche R.S. ed S.L. sono stati arrestati per estorsione.
Il furto della Ford Fusion del 2020 e la richiesta estorsiva di 1500 euro
I fatti risalgono al 27 maggio 2020, quando i due soggetti, unitamente a terzo complice, C.G., si sono impossessati di un’autovettura Ford Fusion di proprietà di un anziano di Bisceglie, usando successivamente violenza e minaccia nei confronti dei familiari della vittima e chiedendogli di consegnare la somma di euro 1.500 per poter ottenere la restituzione del veicolo.
L’arresto di uno dei tre che se la canta sui nomi dei due complici
Le indagini, svolte nell’immediatezza dai carabinieri di Bisceglie, hanno permesso di arrestare nella flagranza del reato di estorsione C.G., mentre i due complici approfittando della concitazione del momento sono riusciti a dileguarsi.
I militari della locale Tenenza a seguito di minuziose indagini svolte con il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Trani sono riusciti a documentare attraverso attività tecnica e ulteriori accurati accertamenti, la responsabilità anche dei due soggetti datisi alla fuga, i quali avrebbero concorso nella illecita sottrazione dell’autovettura, avanzando richieste estorsive tese a ottenere un lauto compenso in cambio della restituzione del bene alla vittima.
Il ricorso in appello: vengono arrestati anche i due complici
Il gip, però, ha disatteso la richiesta di misura cautelare della custodia in carcere avanzata dal pm di Trani nei confronti dei due complici, avendo ritenuto inutilizzabili i risultati delle intercettazioni, in cui gli stessi sono stati indicati dal C.G. come concorrenti nel reato. Il Tribunale di Bari in funzione di Appello, contrariamente a quanto stabilito dal gip, ha accolto favorevolmente la tesi del pm circa l’effettiva piena utilizzabilità delle intercettazioni nel delineare i gravi indizi di colpevolezza a carico dei due soggetti.
I carabinieri, quindi, nei giorni scorsi hanno provveduto a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere, sulla cui definitività si è pronunciata la Corte di cassazione, a carico di R.S. e S.L., i quali, al termine delle formalità di rito, sono stati tradotti presso la casa circondariale di Trani a disposizione della competente Autorità Giudiziaria. Entrambi dovranno rispondere del reato di estorsione.
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