BARI- Oltre 50 controlli sono stati eseguiti in provincia di Bari dai carabinieri forestali il cui esito ha portato al sequestro di diversi impianti di lavaggio dei veicoli nei comuni di Casamassima, Rutigliano e Monopoli, per assenza delle previste autorizzazioni in corso di validità o per il mancato funzionamento degli impianti di depurazione posti a servizio degli autolavaggi. È questo il risultato raggiunto su 124 operazioni svolte in Puglia dall’inizio dell’anno.
I controlli dei militari hanno avuto a oggetto, inoltre, le strutture di recapito finale delle acque reflue industriali e delle acque meteoriche di prima pioggia al fine di constatarne il regolare smaltimento.
Gli impianti sequestrati hanno operato in assenza della prevista autorizzazione unica ambientale allo scarico in pubblica fognatura delle acque reflue industriali rinvenienti dall’attività di autolavaggio, ai sensi della normativa di settore; in alcuni casi i militari hanno riscontrato il possesso della sola autorizzazione allo scarico delle acque meteoriche relative a una parte degli impianti, quali quelli dedicati, ad esempio, alla riparazione di autoveicoli, motocicli, assistenza e vendita pneumatici.
Nel caso più rilevante, il titolare dell’impianto è stato deferito anche per gestione illecita di rifiuti, avendo i militari riscontrato nel piazzale aziendale la presenza di cisterne interrate ricolme di reflui e fanghi, contenitori metallici per olii ricolmi di fanghi, oltre a scarico di reflui industriali in corpi idrici con modalità difformi o non autorizzate.
In particolare, da una delle citate cisterne, si è accertata la fuoriuscita di un tubo in plastica collegato a una pompa sommersa, la quale ha prelevato e convogliato i reflui direttamente nel pozzetto di scarico finale, bypassando il trattamento del depuratore, risultato non funzionante. Trattasi di una pratica irregolare che, oltre a cagionare un danno all’ambiente interessando la falda acquifera sottostante, consente al gestore di risparmiare i costi di gestione dei rifiuti prodotti presso l’esercizio.
Secondo l’impostazione accusatoria della pg, accolta dall’autorità giudiziaria inquirente, e fatta salva la valutazione nella fasi successive con il contributo della difesa, per tutti i titolari degli impianti sequestrati si è così configurata la violazione dell’124 co. 1 del d.l.vo 152/2006, ai sensi del quale tutti gli scarichi devono essere autorizzati, pena la configurazione di una contravvenzione ambientale punita dall’art. 137 co. 1, dello stesso decreto. I militari hanno pertanto impartito a tali esercizi le prescrizioni riparatorie previste dalla ridetta normativa, che permettono di continuare l’attività previa regolarizzazione degli illeciti contestati. Per alcuni gestori è anche scattata la denuncia per gestione illecita di rifiuti.
È importante sottolineare che i vari procedimenti si trovano nella fase della esecuzione da parte degli indagati delle prescrizioni loro impartite dalla Polizia Giudiziaria, di cui agli articoli 318 bis e seguenti del Decreto Legislativo n.152/2006, la cui ottemperanza consente ai presunti autori di contravvenzioni ambientali che non abbiano cagionato danni o pericoli concreti e attuali di danno alle risorse ambientali, l’eliminazione delle stesse. Prosegue intanto l’attività dell’Arma forestale sul fronte del contrasto alle varie forme di inquinamento ambientale che attagliano il territorio regionale
potrebbe interessarti anche
Lecce, processo case popolari: in corso requisitoria Pm Carducci
Martina Franca: rapina all’ufficio postale di Motolese
Brindisi, incendio rifiuti: Ordinanza del Sindaco: ‘Tenete chiuse le finestre’
Sequestro per 1,5 milioni di euro, nel mirino due fratelli di Andria
Pd Puglia, esplode il “caso Massafra”
Paura a Brindisi: in fiamme azienda di smaltimento rifiuti