TARANTO – Nel capoluogo ionico i lavoratori del siderurgico tornano a manifestare, dalle sette di oggi è iniziato uno sciopero di 24 ore dei dipendenti di Acciaierie d’Italia e delle aziende dell’appalto.
Con il supporto dei sindacati metalmeccanici e dell’Usb, sono stati organizzati presidi davanti agli ingressi dello stabilimento. La protesta coinvolge i lavoratori ed i cassintegrati. Sit-in si sono tenuti prima davanti alle portinerie per poi muoversi in direzione della portineria C, la più grande dello stabilimento, da cui transitano merci e mezzi, e che fu teatro tempo fa della protesta dei trasportatori e degli imprenditori dell’appalto quando rivendicarono ad ArcelorMittal (Acciaierie d’Italia non esisteva ancora) il pagamento delle fatture scadute relative a lavori fatti.
IL NODO DELLA CASSA INTEGRAZIONE
Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria hanno dipendenti in cassa integrazione straordinaria. Per Acciaierie d’Italia sono circa 2 mila a Taranto su un numero massimo di gruppo di 3 mila. Gli ammortizzatori sociali, riporta l’Agi, partiti a fine marzo scorso, dureranno un anno. Per Ilva in amministrazione straordinaria, i cassintegrati sono circa 1600-1700 ma in questo caso la cassa straordinaria è di più lunga durata. “Non è più possibile gestire una fabbrica così complessa attraverso il massiccio utilizzo della cassa integrazione, con un’assenza di programmazione di manutenzione ordinaria e straordinaria e una crisi sempre più dilagante per i lavoratori dell’appalto che pagano un duro prezzo in termini di ritardi sugli stipendi e di avvio di procedure di cassa integrazione per cessazione di attività”: così Fim, Fiom, Uilm e Usb motivano lo sciopero odierno che segue quello effettuato all’ex Ilva di Genova il 2 maggio. E annunciano: “Sarà la prima di tante altre mobilitazioni qualora non dovessero arrivare risposte sul futuro di migliaia di lavoratori”. (AGI)
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