FRANCAVILLA FONTANA – In teoria, si trattava del primo e vero test per misurare la tenuta dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip del Tribunale di Brindisi Maurizio Saso che, lo scorso 14 marzo, aveva portato all’arresto di 12 persone nella indagine della Guardia di Finanza sulla presunta associazione per delinquere finalizzata alla frode delle compagnie assicurative. Tra gli indagati, però, c’erano anche due soggetti che, con le compagnie assicurative c’entravano poco. Ovvero, i due presunti estorsori che, per conto dello studio Galiano, questo dice l’accusa, erano incaricati del recupero dei crediti con metodi tutt’altro che legittimi.
L’istanza
Accuse tutte negate, già in sede di interrogatorio di garanzia e, pure, nell’istanza presentata dall’avvocato Michele Fino che, al Tribunale della Libertà, aveva chiesto la revoca della misura cautelare per i suoi assistiti legati, secondo l’accusa del pubblico ministero, ad ambienti criminosi.
In teoria, si diceva. Perché l’ordinanza ha superato la prova, con i giudici del Riesame che hanno rigettato, invece, la citata istanza. I due presunti estorsori restano quindi, rispettivamente, in carcere e ai domiciliari. Per loro, presunti innocenti fino a prova contraria, resta in piedi quanto scritto dal Gip.
L’accusa
E cioè che i due fossero gli autori materiali di una estorsione, commissionata dallo Studio Legale per il recupero di alcuni crediti derivanti da una presunta frode, facendo valere il proprio cognome, ovvero la stretta parentela ad un presunto boss della Sacra Corona Unita, estraneo alla vicenda.
Una tesi elaborata dai pubblici ministeri Negro e Carluccio, avvallata dal Gip e sposata infine dal Riesame che, rigettando la richiesta, ha confermato le esigenze cautelari a carico dei due indagati.
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