Sulla scorta degli elementi raccolti risulta “esaustivamente argomentata, e ampiamente supportata” la valutazione della permeabilità dell’attività del comune di Neviano (Lecce); cosa, questa, che porta alla conferma del decreto di scioglimento della pubblica amministrazione disposto con il Dpr del 5 agosto 2022. La decisione è contenuta in una sentenza con la quale il Tar del Lazio ha respinto un ricorso proposto dagli ex amministratori.
I giudici amministrativi, premettendo che “il provvedimento di scioglimento è una misura di carattere non sanzionatorio bensì preventivo” e che l’Amministrazione “gode di ampi margini valutativi in merito agli elementi che possono costituire indice di collegamenti diretti o indiretti fra i vertici dell’ente e la criminalità organizzata o forme di condizionamento”, hanno ritenuto che nel caso specifico “la relazione ministeriale ha evidenziato l’esistenza di plurimi elementi di fatto che, valutati nel loro insieme, appaiono senz’altro espressivi di un collegamento degli amministratori del Comune con la criminalità organizzata, nonché di forme di condizionamento degli amministratori stessi da parte dell’organizzazione criminale”.
La relazione ministeriale, poi, “ha evidenziato una serie di criticità dell’attività dell’ente locale che appaiono – anche a giudizio di questo Collegio – idonee a dimostrare che il collegamento o il condizionamento della criminalità è stato di entità tale da determinare un’effettiva alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi e amministrativi e, comunque, uno sviamento delle attività dell’ente rispetto al perseguimento dell’esclusivo interesse del bene pubblico”.
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