Lecce. Ancora busti scuri in volto tra nasi mozzati in villa della lupa

Luogo un tempo del bestiame e delle fiere, ai giorni nostri luogo di refrigerio dei leccesi all’ombra di alberi secolari, luogo di passaggio per turisti distratti che lo attraversano per giungere alla scoperta del castello di Carlo V e della basilica di Santa Croce, luogo dell’effimero e delle feste la villa comunale rimane epicentro che conduce in tutte le direzioni della città di Lecce. Nel 1830 questo luogo malsano fu bonificato e trasformato in giardino a ornamento e diporto dei cittadini e vi fu fondato l’orto botanico con coltivazioni di piante esotiche.  Ubicato alle spalle del palazzo dell’intendenza, già convento dei Padri celestini e oggi sede della Prefettura e della Provincia di Lecce, questo immenso giardino della memoria nel solco dei classici giardini all’italiana, fu denominato con affetto dai leccesi come la villa della lupa per la presenza di questo animale simbolo identitario  insieme al leccio dello stemma civico di Lecce, prima di essere intitolata a Giuseppe Garibaldi. Tra il 1886 e il 1889 trovarono collocazione dodici busti lapidei raffiguranti gli uomini illustri che lasciarono un segno nella storia di Terra d’Otranto a cui nei decenni successivi se ne aggiunsero  dieci altri. Tuttavia, il viaggio, immersi nel verde, alla scoperta dei busti di questi insigni personaggi, si dipana lungo la caducità della pietra corrosa e annerita tra nasi mozzati, nomi cancellati e volti deturpati da vandali e da escrementi di piccioni non ancora del tutto restaurati. La pietra disgregata  sembra quasi averne cancellato il ricordo eppure non si possono dimenticare questi protagonisti della vita civile, politica, culturale, sociale, economica e morale. I busti anneriti e rimasti oltraggiati sono quasi un insulto a chi ha scritto la storia. La villa si presenta curata, ma  chissà se potessero parlare cosa direbbero il normanno Tancredi. conte di Lecce; il capitano dell’Ordine dei cavalieri gerosolimitani Leonardo Prato; il filosofo Giulio Cesare Vanini, mandato al rogo dalla Santa Inquisizione; l’economista Giuseppe Palmieri; il giurista Giuseppe Pisanelli; il patriota Giuseppe Libertini; il grande umanista Antonio de Ferrariis, detto il Galateo; lo scienziato dal sapere enciclopedico Cosimo De Giorgi; lo stratega di fortificazioni militari del Regno. Luigi Scarambone; il medico, studioso di scienze agrarie e membro di numerose accademie scientifiche nonché fondatore dell’Orto Botanico della villa, Gaetano Stella; il generale e martire della Repubblica Napoletana, Oronzio Massa, e tutti gli altri personaggi in coro, i cui busti in pietra versano in condizioni di un deterioramento inarrestabile.

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